lunedì 13 agosto 2012

So'Romeo er Gatto der Colosseo

Ovvero: il sonno dell'eroe non teme tormento

Saturnia  42°39'59''N 11°30'15''E
Giardino dei tarocchi 42°25'33''N 11°27'59''E
Colline del Morellino 42°41'23''N 11°20'05''
Capalbio 42° 27' 15''N 11° 25' 21''E
Per chi viaggia senza sosta, spostandosi come la pallina impazzita di un flipper, "Il Campeggio" è un oasi di pace. Dove buttare le stanche ossa sul materassino. O sulla nuda terra, se ti chiami Lavale e non hai considerato opportuno portarlo. Comunque sia è l'ostello del pellegrino, il porto del marinaio, la voliera del piccione.

In questo episodio le nostre due viaggiatrici decidono di cuocere al fuoco lento delle pozze sulfuree di Saturnia, trovando tra quei miasmi familiari il giusto posto nel mondo. E trasformando inconsapevolmente e indelebilmente l'odore di cerino strinato nel terzo e fedele membro dell'equipaggio.

Essendo tornate due, l'Effetto Capraia andava scemando e l'unico intermezzo romantico fu un garbato e tatuato ragazzo padre.
Il giovane babbo, trattasi ovviamente di indigeno, cercava invano di convincere la figlioletta che la pozza occupata da Lavocenarrante fosse la più bella di tutte. Alla figlioletta la mia pozza però garbava al pari di tutte le altre, quindi per non far torto a nessuno saltava dall'una all'altra salvandosi miracolosamente dalla frattura di qualche vertebra, come solo i bambini sanno fare. I due personaggi non poterono perciò scambiarsi che qualche frase di circostanza e mezzo sorriso, distratto dalla sempre imminente tragedia sfiorata. Tale breve aneddoto trova comunque la sua importanza nella conferma un'altra famosa teoria: la predilezione magnetica e matematica che i randagi del branco hanno per Lavocenarrante.

Cotte che furono a puntino, sulfuree a sufficienza da potersi considerare degne, ma non abbastanza stanche da battere la ritirata, attraversarono le dolci colline del Morellino, fino ad arrivare al Giardino dei Tarocchi. Se per concessione alla finzione narrativa eliminiamo le famigliole con bambini e le loro foto ricordo in groppa a "La Morte", possiamo dire che qui le viaggiatrici si trovarono immerse in un secondo giardino  fatato e sospeso, dove gli Arcani si nascondevano e mostravano in un labirinto di specchi e riflessi. Fatto un buon numero di foto e tributata la giusta richiesta al loro Arcano preferito, venne anche per quel giorno,  l'ora di ritirarsi.
Il gentile custode del giardino indicò alle fanciulle  il campeggio più prossimo.

Chi conosce quel tratto di costa sa che l'antica Via Consolare Aurelia, come lo stige, divide il mare dal resto del mondo. Saprà anche, e il particolare non è irrilevante, che la regione Lazio è alle porte.
Il nostro camping stava difatti sull'Aurelia, ovviamente dal lato sbagliato, ed era una colonia (forse penale) della regione confinante.
Al nostro arrivo ci fecero accomodare la macchina nel punto in cui potesse dare il maggior fastidio al più gran numerosi persone, procedendo ad una registrazione che definirei prossima alla schedatura, interrotta sul più bello da tre strani individui e dalla grossa scimmia che si portavano appresso.
I tre hanno impiegato circa venti minuti contati d'orologio a cercare di capire quanto costava la tenda, quanto la macchina, quanto la persona e a fare le somme, altri venti a capire perché non potevano usare la tariffa "oltre il 23esimo giorno" fermandosi solo una notte, e gli ultimi dieci a cercare di convincere la signora della reception a far loro un non meglio identificato abbonamento da 23 ingressi.
Colme di stupore per la varietà e l'originalità dei nostri simili guardammo bene di montare la tenda il più lontano possibile da loro. Forse per questa diffidenza il destino ci ha punite. Mentre centurioni postmoderni arrostivano sulle braci qualunque tipo di creatura vivente-strisciante-natante-semovente, i nostri nuovi vicini, una giovane e pingue coppia, guardavano da non si sa quale dispositivo nascosto nella loro tenda l'intera serie de "La Tata". In ultimo, quasi al crepuscolo, altre due coppie montarono la tenda proprio dietro di noi, sparendo poi, tutti tirati a lustro, verso i locali rivieraschi.
Il racconto della notte che ne seguì è tratto dalla cronaca di Lavale, poiché Lavocenarrante, nota urbi et orbi per lo stato di morte apparente in cui cade appena tocca un cucino, non si avvide di nulla, se non di un vago miagolio.
Gli ultimi arrivati, che si rivelarono un quartetto di coatti, rientrarono a notte inoltrata miagolando vistosamente e destando tutto il campeggio, tranne me. Non sufficientemente soddisfatti del grado di molestia dei loro comportamenti e delle relative quantità di alcool probabilmente assunte, trovarono appropriato aggiungere altre sostanze psicotrope e al miagolio seguirono poco raffinati rumori di naso. Lavale, esasperata dal suo sonno turbato era quasi sul punto di uscire per chiedere silenzio, ma forse mossa da un guizzo di spirito di conservazione, forse redarguita da me nel sonno, convenì che non era il caso di affrontare due marcantoni strafatti e le loro fidanzate, grosse comunque tre volte noi, senza per di più poter contare su un mio pronto risveglio. Così fu che si fece cullare dal concerto cacofonico dei coatti, finché l'alba non ci liberò di loro, sprofondandoli nel coma etilico.

Al mattino, smontando la tenda, uno spettacolo desolato e desolante ci si offriva: i marcantoni dormivano riversi sul prato con un filo di bava alla bocca e delle mutande attillate fucsia.
La nostra uscita di scena fu accompagnata dagli sguardi imploranti delle massaie dei bungalow vicini "vi prego, portateci via con voi!!".





lunedì 6 agosto 2012

L' Effetto Capraia*

Ovvero: storia gotico-romantica di pollaio abitato da circensi
Bussana Vecchia  43° 50' 15''N 7° 49' 45''E

Ad essere didascalici la storia di questo viaggio attraverso la penisola comincia in posti distinti. Nel cuore delle Alpi per un verso e quasi nei Balcani per l'altro. 
Per semplicità potremmo iniziare da dove gli eventi han fatto convergere gli opposti destini, cioè al capolinea del Metrò. Ma dato che non siamo amanti di semplificazioni e pedanterie la faremo invece cominciare nel Farwest d'Italia, terra delle canzonette, la fiorita riviera Sanremasca. Saliremo solo un poco più sù, per appoggiarci ad una bella terrazza di roccia affacciata sul mare. In un piccolo borgo a cui un terremoto ormai lontano ha regalato il fascino di un reduce scaltro, che sa come ammiccare ai forestieri.

Protagoniste di questo viaggio sono Lavocenarrante, che potete per comodità immaginare dietro il volante della sua vettura senza quasi mai cadere in errore e Lavale, navigatore in carne ossa e ricci che specularmente potete immaginare immersa nella consultazione di un atlante stradale del 1980 e intenta a contraddire l'altro navigatore, quello gps.
Ma questa è la storia di un viaggio nell'umano paesaggio italico, quindi aggiungeremo subito altri tre personaggi. 
I primi due, Lagheu e Laeli sono "conditio sine qua non" per il realizzarsi dell'Effetto Capraia e si da il caso che la prima sia stata anche, insieme a Lavocenarrante, parte della spedizione scientifica che lo ha scoperto. Infine l'ultimo personaggio, Nico, è invece il "gruppo di controllo" nella  definitiva validazione della suddetta teoria.

La vicenda gotico-romantica ebbe inizio nell'afa pomeridiana, quando mollemente adagiate sul terrazzo in favore delle brezze, le nostre fanciulle decisero che avrebbero affrontato la collina e i suoi tornanti sul far della sera, guadagnandosi un piatto di rostelle fumanti da magiare rispettosamente ammirando il mare, dall'alto e di lontano. Il quinto personaggio, piuttosto incline a qualsivoglia tipo di libagioni, non ebbe nulla da obbiettare.
Il ristorante si trova proprio all'inizio del paese e come previsto l'ingresso accompagnato da un incenso di griglia fu trionfale. Quello che le anziane del gruppo avevano più o meno consciamente dimenticato erano i due osti e le loro fattezze. Così mentre il quinto personaggio, tanto galantemente quanto in vano cercava di attirare la loro attenzione per prenotare un tavolo, nello spazio di un solo quadruplice sorriso a noi era già stato riservato.

Prima del crepuscolo c'era però ancora il tempo per perdersi tra i vicoli e risalire le stradine acciottolate e ombrose, ammirare il soffitto di cielo delle chiese scoperchiate dal terremoto, infilarsi nelle botteghe a farsi raccontare storie di oggetti, mentre confetture di fine estate cuocevano su fuochi di legna, rimestate da uomini con i cappelli a sonagli. E tempo ancora per sorprendersi del non sorprendersi di tutto questo.

Il meglio doveva ancora arrivare e sedendoci a tavola, dallo sguardo confuso del proprietario già potemmo intuire che la presenza di un solo altro maschio non inibisce l'effetto capraia. La conferma l'avemmo subito, quando inebetito e senza sapere dove posare prima lo sguardo, ci chiese: "Cosa vi porto, ragazzE?". Ma fino a qui siamo nel territorio dell'etologia o, a voler essere magnanimi, dell'antropologia sociale. 
Il tocco di romanticismo arrivò quando al tavolo venne a servire un giovinetto dagli occhioni neri che folgorato da Laeli (l'unica a non poter essere sua madre) rimase interdetto col piatto a mezz'aria e il volto estatico di Dante che contempla finalmente Beatrice tra le schiere angeliche. Le campane suonavano così forte nella testa del giovinetto che le abbiamo sentite anche noi. Si sa, che a riconoscere i vermi per andare a pesca, dai bruchi che diventeranno farfalle si impara col tempo e l'esperienza, quindi Laeli non colse subito il valore di quello sguardo adorante. I giovanotti però hanno di bello la sventatezza, così armato solo del suo sorriso e tenendo gli occhi fissi in quelli della sua prescelta ci ha invitato, il sabato seguente, ad una festa. Sabato era il giorno della nostra partenza, ma si può lasciar morire così una giovane promettente passione?
"Quand'è che partiamo noi, Lavale?"
"Domenica, no?"
Cupido avrebbe bisogno di più "zie" con questa prontezza di riflessi.

La sera della festa Bussana era più buia e stregata che mai, risalendo i vicoli gente sconosciuta ci indicava la via: "seguite le luci", "la terza terrazza", così come Alice nel paese delle meraviglie ci siamo trovati in un pollaio scavato nella roccia, pieno di luci e di suoni, a ballare in mezzo a bambini, vecchi, ragazzi. Ma quando è alla fine arrivato cantando il nostro Romeo, l'emozione è stata troppo forte e incomprensibile. Giulietta è scappata...e noi appresso a lei.

E mentre enormi stelle cadenti solcavano il nerissimo cielo di Bussana non si può che pensare che bisognerebbe avere 20 anni avendone 30 ed essere pronti ad arrendersi a ciascun sortilegio in cui inciampiamo, che son sempre troppo pochi.


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*NDR 
La scoperta di tale fenomeno sociale, avvenuta nel 2009 sull'omonima Isola del Mare Tirreno, è da attribuirsi ad un ben assortito gruppo di giovani antropofile e consiste nel peculiare comportamento che si può osservare nei piccoli gruppi di maschi di homo sapiens quando nel loro territorio arrivano tre o più giovani femmine in livrea estiva. I maschi presenti, infatti, dopo un iniziale stato di confusione e disorientamento, sono soliti avvicinare le femmine con danze rituali che differiscono a seconda dell'età e della posizione nel branco, ma che comprendono spesso profferte di doni, favori, inviti, richieste di informazioni, foto, accendini, sigarette o, nelle regioni più meridionali, in veri e propri canti di corteggiamento piuttosto coloriti nel linguaggio e ricchi nella modulazione del richiamo tipico della specie, il fischio.